Lunedì 14 aprile alle ore 21.00, presso il Teatro Faes di via Amadeo 11, è stato presentato il libro “Accanto a Giovanni Paolo II – Gli amici e i collaboratori raccontano” (Ares Edizioni) alla presenza dell’autore Wlodzimierz Redzioch, di Monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara e presidente della Fondazione Giovanni Paolo II e di Aldo Maria Valli, vaticanista del TG1. Moderatore della serata Francesco Ognibene, caporedattore di Avvenire. Il volume racconta, attraverso 22 contributi, la vita, il pensiero, il programma, il vissuto quotidiano e i sogni di Karol Wojtyla. La prima delle testimonianze è di un personaggio d’eccezione: Sua Santità Benedetto XVI, papa emerito, che ricorda i lunghi anni di lavoro comune con Giovanni Paolo II. Un ritratto da cui emerge la “straordinaria bontà e comprensione” di Wojtyla ma anche il suo impegno instancabile.
VALLI: “LA SUA MANO SEMPRE SOPRA LE NOSTRE VITE” – A dieci giorni dalla canonizzazione di Giovanni Paolo II, il 27 aprile prossimo, risuonano forti nel cuore le parole dei collaboratori e degli amici che hanno avuto la fortuna di incontrare nella loro vita il Pontefice, testimone itinerante della fede e di Cristo nel mondo, uomo capace di affrontare tutte le questioni più importanti del nostro tempo. Facendo dialogare l’antica saggezza biblica con la vita e il pensiero contemporanei. “Ho vissuto accanto a Giovanni Paolo II per tutto il suo pontificato”, racconta l’autore, il vaticanista Wlodzimierz Redzioch, che nel 1980 si stabilì a Roma per organizzare un centro per i pellegrini polacchi, convinto dalle parole di due amici sacerdoti: “Non dimenticare che adesso la storia della Polonia si fa qui”. Accanto a Karol, l’uomo e il futuro santo, seguito da sempre con grande attenzione dai mass media per “la sua personalità carismatica, la sua testimonianza forte e incisiva composta di perdono, dialogo, sofferenza (come quella provata nel pellegrinaggio a Lourdes nel 2004, quando ormai senza forze e senza riuscire a parlare, si inginocchiò di fronte alla grotta di Massabielle per cantare le lodi di Colei che tutte le generazioni chiamano beata ndr.) e grandissimo coraggio”, come ricorda Aldo Maria Valli, storico vaticanista del TG1 a fianco del Pontefice in più di 30 viaggi internazionali, fino alla morte annunciata in diretta. “Papa Wojtyla ci ha invitati a essere cristiani coraggiosi, in grado di testimoniare la fede sin da giovani, dando un personale contributo alla crescita umana”, spiega Valli sottolineando l’influenza che il Pontefice ebbe su di lui negli anni dell’università, sulle scelte familiari e professionali. Con uno stile nuovo, in anni bui come quelli del terrorismo, “domandò alla Chiesa di non annacquare e fare sconti al proprio messaggio e di mostrare la bellezza della Fede in Dio”. Parlando alla vita di ciascuno, “con una mano sopra le nostre teste a proteggerci e a incoraggiarci a vivere seriamente, ponendosi traguardi alti”.
MONSIGNOR NEGRI: “AMICO DEGLI UOMINI PERCHE’ AMICO DI DIO”– “Non c’è fede senza preghiera”. Inizia con le parole di Papa Benedetto XVI il ricordo di Monsignor Luigi Negri. Quella fede e quella preghiera che hanno caratterizzato la vita di Giovanni Paolo II, “un uomo di grande apertura, per cui la preghiera era strumento della fede. Wojtyla è stato amico degli uomini perché amico di Dio”. L’arcivescovo di Ferrara ha ricordato la particolare attenzione che il Pontefice aveva nei confronti delle giovani generazioni, alle quali chiedeva di lottare contro “le idee assassine, gli insegnamenti e le conseguenze dell’ateismo del ventunesimo secolo”. Ai giovani chiedeva di essere di artefici della ricostruzione dell’uomo. “Da grande teoreta quale era, ha insegnato a tutti come andava il mondo, ma l’ha fatto per trovare l’uomo. Quell’uomo che, nonostante tutto, resiste di fronte all’assalto della post-modernità”. Perché, ha spiegato Negri, il compito della Chiesa, “di tutta la Chiesa, e in particolare dei laici, popolo di Dio, interamente e integralmente il grande soggetto missionario è rendere cultura la fede”. Giovanni Paolo II ha ricordato agli uomini la propria natura di figli di Dio e ridestato in loro “il fascino per un impegno realistico con tutto ciò che c’è di buono, vero e bello. Insegnando agli uomini a essere uomini, ai cristiani a essere cristiani e, citando Pascal, che l’uomo supera infinitamente l’uomo”. La caratteristica principale di Wojtyla è stata dunque, secondo l’arcivescovo, quella di aver messo al centro del suo pontificato la verità, educando l’uomo a vivere la sua umanità.
REDZIOCH: “FEDE GRANITICA NEL SIGNORE E CALORE UMANO” – “Vivendo accanto a lui capì presto che era un santo, ma non fui il solo. C’era chi lo aveva intuito da tempo, come il cardinale Deskur che mi confidò che sulla porta del giovane seminarista di Cracovia, qualche suo compagno scrisse le parole -Karol Wojtyla: futuro santo-“. Quello che disegna Redzioch è il ritratto di un Papa, di un santo e di un amico. Un uomo vissuto in tempi duri per la nazione polacca, dall’occupazione nazista prima al regime comunista poi. “La cosa che mi colpiva era il fatto che la sua attività, i suoi incontri con la gente, le visite pastorali, l’annuncio della parola di Dio, l’attività accademica, erano costantemente immersi nella preghiera”, sottolinea l’autore. Giovanni Paolo II parlava della nuova evangelizzazione perché era un grande evangelizzatore e autentico pastore, guida del nostro mondo difficile e inquieto. Una persona che, durante tutto il pontificato, non si è risparmiata perché voleva che la verità di Cristo, Redentore dell’uomo, giungesse a tutti. Soprattutto ai poveri e piccoli della terra. “Oggi non avremmo un Papa santo se non ci fosse stato prima un santo sacerdote”, ha ribadito Redzioch, ricordando l’importanza che, nella formazione e nella crescita personale di Wojtyla dopo il seminario ebbero l’incontro e l’amicizia con molti laici. Un’esperienza che ha contribuito a forgiare la sua “fede granitica in Gesù Cristo, il calore umano e quella rara capacità di ascoltare l’altro”, riconosciuta da tutti i collaboratori. Quella fede e quella preghiera coltivate quotidianamente che gli permettevano di procedere in mezzo alle fatiche e alle difficoltà del tempo presente. Un papa che sapeva guardare avanti e vivere il tempo presente alla luce della Parola, creando una chiesa forte e orientata al dialogo.
Se è difficile raccontare un santo fino in fondo, un santo riesce a raccogliere tutti intorno a sé e a raccontare qualcosa di sé a ciascuna delle persone che incontra.
S.M.
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