Il 22 Ottobre scorso la celebrazione in San Nazaro.
LA PRIMA MESSA NELLA MEMORIA DI SAN GIOVANNI PAOLO II
Mons. Delpini, Vicario Generale della Diocesi di Milano:
«Questo santo ci insegna a esagerare nell’amore»
di Emilia Flocchini
Lo scorso 22 Ottobre l’Arcidiocesi di Milano ha celebrato in maniera speciale la prima memoria liturgica di San Giovanni Paolo II. La basilica dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore a Milano è stata il luogo scelto dall’Associazione Milano per Giovanni Paolo II, per una veglia di preghiera per la pace e per la Messa che l’ha seguita, presieduta dal Vicario generale, monsignor Mario Delpini, e concelebrata da altri undici sacerdoti, tra i quali il Vicario episcopale per la Zona pastorale di Milano, monsignor Carlo Faccendini, e il Vicario per l’Italia dell’Opus Dei, don Matteo Fabbri. Una basilica gremita di persone appartenenti alle varie comunità, movimenti e congregazioni: presenti dunque le parrocchie, il movimento di Comunione e liberazione, i francescani, l’Opus Dei, l’Azione Cattolica. Alle 20.30 si è tenuta la veglia, che intrecciava il vangelo delle Beatitudini a riflessioni del Pontefice festeggiato, tratte dai suoi messaggi per la Giornata Mondiale della Pace e dal discorso, riprodotto con la sua vera voce, rivolto ai giovani della GMG del 2000. Di seguito ha avuto luogo l’Eucaristia, accompagnata dai canti proposti dal coro Popoli Tutti del decanato Città Studi di Milano che conta stabilmente una trentina di membri ai quali si sono aggiunti alcuni musicisti. Nell’omelia, monsignor Delpini ha fatto notare che la saggezza degli antichi riteneva che la virtù risiedesse nel mezzo; gli uomini di oggi, invece, la ricercano nel minimalismo di chi preferisce stare in disparte ed evitare le fatiche. A questi atteggiamenti si contrappone la misura giusta della vita cristiana: l’esagerazione, ossia quella parola che il Vangelo propone quando dice di amare di più, andando oltre il tradimento. Lo stesso san Giovanni Paolo II ha indirizzato tanti su quella via, percorrendola in prima persona: «Ha vissuto il suo ministero, fino a quello di successore di Pietro, sempre con questo stile di dedizione senza risparmio», ha continuato Delpini, «nel portare il peso del ministero fino a esserne schiacciato». A dimostrazione di quanto egli fosse persuaso della necessità di riprendere il largo, sono stati citati larghi stralci dalla Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, che ha ripresentato la santità come vera misura alta nell’ordinario della vita di tutti, a prescindere dalla vocazione adottata. I santi che ci hanno contagiato con la loro simpatia, ha concluso l’omelia, possono quindi insegnare ai fedeli ad aprirsi al futuro e ad affrontarlo con l’amore esagerato incarnato da loro. Prima della benedizione conclusiva, don Maurizio Tremolada, Responsabile del Servizio Giovani della Diocesi, ha fatto presente che l’eredità di san Giovanni Paolo II consiste in particolare nel non far sentire i giovani soli e nell’accompagnarli lungo le sfide che la modernità propone e per questo ha chiesto pubblicamente all’Associazione Milano per Giovanni Paolo II di “aiutare la Diocesi a coinvolgere e impegnarsi nella testimonianza cristiana, tenendo viva la memoria di Karol Wojyla”. Da parta sua Alessio Galimi, uno dei soci fondatori di Milano per Giovanni Paolo II, ha espresso la sua soddisfazione perché «soprattutto è stata una festa della fede in memoria della figura straordinaria di san Giovanni Paolo II. Ringraziamo tutti quelli che hanno partecipato e contribuito a rendere questo evento unico e vi invitiamo a seguirci sul nostro sito (www.milanopergiovannipaolo.it) per i prossimi incontri che l’associazione organizzerà».
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