Di seguito riportiamo l’intervento di mons. Mario Delpini durante la serata conviviale del 5 febbraio 2016 presso casa Migliarese, a Milano.
Misericordia e giustizia
Intervento di S.E. mons. Mario Delpini, Vicario Generale della Diocesi di Milano
Preliminari
1. Il rischio delle nozioni indefinite.
L’uso di categorie, parole, nozioni, non definite, assunte come ovvie o utilizzate come “materiali” rischia di complicare il discorso, di creare malintesi, di introdurre discussioni inutili.
Può essere considerato il caso piuttosto evidente – a mio parere – delle categorie di “misericordia” e di “giustizia”.
Se si intende per giustizia soltanto il rigoroso rapporto retributivo per cui giustizia si riduce a essere la pretesa categorica (chi ha sbagliato deve pagare, chi ha danneggiato deve risarcire, ecc) e se si intende per misericordia soltanto la benevolenza accondiscendente, per cui misericordia coincide con il perdono incondizionato (chi ha sbagliato non deve pagare, ma è perdonato, chi ha danneggiato non deve risarcire, ma è perdonato) si instaura una dialettica inconciliabile, per cui misericordia e giustizia risultano alternative.
Il tentativo di addolcire un po’ la giustizia, con la constatazione che “summum jus summa iniuria”, è una reazione all’applicazione acritica o astratta della norma che mette in correlazione delitto e pena, ma dire che è un modo di conciliare giustizia e misericordia è un po’ semplicistico.
Sarebbe più costruttivo il paziente percorso di definizione rigorosa delle nozioni in gioco in un sistema concettuale ordinato e integrato, almeno per propiziare che gli interlocutori condividano le nozioni essenziali.
2. Il tentativo di definizione.
Sul presupposto della natura intrinsecamente sociale dell’essere umano, si possono collocare le nozioni di misericordia e di giustizia nel sistema delle relazioni buone tra gli uomini.
Le relazioni tra gli esseri umani possono essere “cattive”, e si possono intendere come cattive quelle relazioni che ostacolano le persone nel conseguimento del loro fine, nella realizzazione della loro vocazione e rendono difficile la vita comune.
Invece giustizia e misericordia qualificano le relazioni buone.
In questa prospettiva la misericordia è una delle manifestazioni dell’amore, cioè del prendersi cura del bene degli altri (dell’altro). In particolare la misericordia è quella manifestazione di amore che diventa benevolenza fino al perdono, cioè è capace di integrare nel bene anche il male, di recuperare il male compiuto dalla persona ri-accogliendo la persona nella comunione che è stata spezzata a motivo del peccato/trasgressione/offesa.
In questa prospettiva la giustizia è pure una manifestazione dell’amore, cioè del prendersi cura del bene degli altri (dell’altro). In particolare la giustizia è quella manifestazione della cura del bene del vivere comune e di ciascuno nel vivere comune che cura e difende le condizioni per cui ciascuno disponga di quanto gli spetta di diritto e pretende che ciascuno contribuisca al bene di tutti. La “pretesa” coinvolge tutti gli appartenenti a una comunità, in particolare chiede ha chi ha commesso un delitto di riparare al male compiuto, risarcendo i danni causati. La giustizia che pretende la riparazione (in qualche modo) del male compiuto non è solo per il risarcimento di chi ha subito danni (ammesso che sia possibile), ma è anche finalizzata a rendere “giusto” il malfattore, perché lo rende capace di offrire un contributo positivo alla vittima o alla comunità, così da non essere più una minaccia, ma piuttosto una risorsa.
Temi e questioni leggendo l’enciclica Dives in misericordia di S. Giovanni Paolo II (30 XI 1980)
3. Dio si rivela “ricco di misericordia” in Gesù.
Le categorie generali devono essere verificate, corrette, integrate in riferimento al “criterio cristologico”. L’enciclica di san Giovanni Paolo II propone questo percorso e ne segnala anche gli aspetti critici.
In particolare segnala la censura sul riferimento a Dio, come principio della misericordia e sul rapporto con Dio come evento di salvezza per una umanità che ha bisogno di essere salvata (cfr n. 2).
Le obiezioni alla misericordia sono l’esito della presunzione di autosufficienza dell’uomo, che non ha bisogno di essere perdonato, salvato, accolto nella comunione trinitaria. L’uomo infatti pretende di essere artefice del proprio destino e anzi criterio del bene e del male, quindi trova insopportabile che ci sia un giudizio sul suo agire: sente impropria se non forse incomprensibile la nozione di “peccato” e perciò incomprensibile la nozione di “perdono”.
Da un altro punto di vista la misericordia è fraintesa se interpretata come una accondiscendenza scriteriata, una sorta di diritto/pretesa all’approvazione da parte di Dio/della Chiesa di qualsiasi scelta sia stata compiuta.
4. Dives in misericordia di S.Giovanni Paolo II: spunti e frammenti
Gesù che rivela l’uomo a se stesso, per dire all’uomo la verità, rivela all’uomo la verità di Dio e la verità di Dio è che ama l’uomo, perché Dio è amore.
L’umanità contemporanea (l’Enciclica è del 30 novembre 1980) da un lato manifesta un desiderio e un bisogno di misericordia, d’altro lato si sente a disagio di fronte alla parola e al concetto ‘misericordia’ perché grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica è diventato padrone e ha soggiogato e dominata la terra. Tale dominio …sembra non lasci spazio alla misericordia (DM 2).
4.1. La rivelazione della misericordia nella missione di Gesù
La missione di Gesù, come lui stesso la descrive (per es: a Nazaret: cfr Lc, 4,1 ss; nella risposta agli inviati da Giovanni battista: Lc 7,19), si può riassumere nel rivelare in opere e parola che Dio è amore e misericordia. Si deve anche costatare che Cristo, nel rivelare l’amore misericordia di Dio, esigeva al tempo stesso dagli uomini che si facessero guidare nella loro vita dall’amore e dalla misericordia (DM 3) (cfr Mt 22,38; Mt 5,7).
La rivelazione biblica mette in evidenza il particolare rapporto che Dio stabilisce con il suo popolo Israele e questo rapporto si definisce con varia terminologia (cfr. DM nota 52) ma i diversi vocaboli tendono, si potrebbe dire, da vari lati a un unico contenuto fondamentale, per esprimere la sua ricchezza trascendentale e, al tempo stesso, per avvicinarla all’uomo sotto aspetti diversi (DM 4) […] La misericordia divina viene, in un certo senso, contrapposta alla giustizia divina […] la misericordia differisce dalla giustizia, però non contrasta con essa (DM 4).
4.2. La parabola del Padre misericordioso che recupera il figlio alla sua dignità di figlio.
La parabola del figliol prodigo illumina con singolare profondità il tema della misericordia, rivelandola come quella relazione che si prende a cuore l’umanità dell’uomo, anche del figlio ribelle e dissipato: la relazione di misericordia si fonda sulla comune esperienza di quel bene che è l’uomo, sulla comune esperienza della dignità che gli è propria. Questa comune esperienza fa sì che il figliol prodigo cominci a vedere se stesso e le sue azioni in tutta verità; e per il padre, proprio per questo motivo, egli diviene un bene particolare: il padre vede con così limpida chiarezza il bene che si è compiuto, grazie ad una misteriosa irradiazione della verità e dell’amore, che sembra dimenticare tutto il male che il figlio aveva commesso.
La parabola del figliol prodigo esprime in modo semplice, ma profondo, la realtà della conversione. Questa è la più concreta espressione dell’opera dell’amore e della presenza della misericordia nel mondo umano. Il significato vero e proprio della misericordia non consiste soltanto nello sguardo, fosse pure il più penetrante e compassionevole, rivolto verso il male morale, fisico o materiale: la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell’uomo. Così intesa, essa costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione (DM 6).
4.3. Nella Pasqua il compimento
Nel mistero pasquale il misericordioso che non ha ottenuto misericordia dagli uomini dà per loro la sua vita, sconfigge il peccato e la morte per recuperare i peccatori e i morti alla vita, introducendoli alla vita di Dio con il dono dello Spirito Santo:
Proprio questa redenzione è l’ultima e definitiva rivelazione della santità di Dio, che è la pienezza assoluta della perfezione: pienezza della giustizia e dell’amore, poiché la giustizia si fonda sull’amore, da esso promana e ad esso tende. Nella passione e morte di Cristo – nel fatto che il Padre non risparmiò il suo Figlio, ma «lo trattò da peccato in nostro favore» – si esprime la giustizia assoluta, perché Cristo subisce la passione e la croce a causa dei peccati dell’umanità. Ciò è addirittura una «sovrabbondanza» della giustizia, perché i peccati dell’uomo vengono «compensati» dal sacrificio dell’Uomo-Dio. Tuttavia, tale giustizia, che è propriamente giustizia «su misura» di Dio, nasce tutta dall’amore: dall’amore del Padre e del Figlio, e fruttifica tutta nell’amore. Proprio per questo la giustizia divina rivelata nella croce di Cristo è «su misura» di Dio, perché nasce dall’amore e nell’amore si compie, generando frutti di salvezza. La dimensione divina della redenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccato, ma nel restituire all’amore quella forza creativa nell’uomo, grazie alla quale egli ha nuovamente accesso alla pienezza di vita e di santità che proviene da Dio. In tal modo, la redenzione porta in sé la rivelazione della misericordia nella sua pienezza. (DM 7).
L’opera di salvezza compiuta da Gesù nel mistero pasquale è la rivelazione più alta nella storia della misericordia di Dio che trova il suo compimento nel rendere gli uomini addirittura capaci di praticare la misericordia. e anzi il Risorto affida ai suoi discepoli la misericordia come missione: a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi.
4.4. La misericordia di generazione in generazione (anche per questa generazione!).
Il Papa si pone la domanda sulla pertinenza della rivelazione della misericordia con il nostro tempo, segnato da straordinari progressi e da drammatiche inquietudini e tragedie. Sembra che sia particolarmente intenso il senso della giustizia, ma sarebbe difficile non avvedersi che molto spesso i programmi che prendono avvio dall’idea di giustizia e che debbono servire alla sua attuazione nella convivenza degli uomini, dei gruppi e delle società umane, in pratica subiscono deformazioni. Benché essi continuino a richiamarsi alla medesima idea di giustizia, tuttavia l’esperienza dimostra che sulla giustizia hanno preso il sopravvento altre forze negative, quali il rancore, l’odio e perfino la crudeltà. In tal caso, la brama di annientare il nemico, di limitare la sua libertà, o addirittura di imporgli una dipendenza totale, diventa il motivo fondamentale dell’azione; e ciò contrasta con l’essenza della giustizia che, per sua natura, tende a stabilire l’eguaglianza e l’equiparazione tra le parti in conflitto. Questa specie di abuso dell’idea di giustizia e la pratica alterazione di essa attestano quanto l’azione umana possa allontanarsi dalla giustizia stessa, pur se venga intrapresa nel suo nome. Non invano Cristo contestava ai suoi ascoltatori, fedeli alla dottrina dell’Antico Testamento, l’atteggiamento che si manifestava nelle parole: «Occhio per occhio e dente per dente». Questa era la forma di alterazione della giustizia in quel tempo; e le forme di oggi continuano a modellarsi su di essa( DM 12).
4.5. La missione della Chiesa per rendere umano l’uomo, migliore il mondo.
La missione della Chiesa continua la missione di Gesù rivelando e praticando la misericordia di Dio, nei sacramenti che rendono possibile ai fedeli accedere alla comunione con Dio grazie al perdono dei peccati e al cammino di conversione, nella pratica della misericordia che rigenera i rapporti tra le persone.
Infatti, contrariamente ai luoghi comuni che assumono i termini “misericordia” e “giustizia” come alternativi o incompatibili, attribuendo ad essi contenuti sclerotizzati dalla banalità, la verità della misericordia e la verità della giustizia mostrano una intima connessione.
La via che Cristo ci ha manifestato nel discorso della montagna con la beatitudine dei misericordiosi, è molto più ricca di ciò che a volte possiamo avvertire nei comuni giudizi umani sul tema della misericordia. Tali giudizi ritengono la misericordia come un atto o processo unilaterale, che presuppone e mantiene le distanze tra colui che usa misericordia e colui che ne viene gratificato, tra chi fa il bene e chi lo riceve. Di qui deriva la pretesa di liberare i rapporti inter-umani e sociali dalla misericordia e di basarli solamente sulla giustizia. Tuttavia, tali giudizi sulla misericordia non avvertono quel fondamentale legame tra la misericordia e la giustizia del quale parla tutta la tradizione biblica e soprattutto la missione messianica di Gesù Cristo. L’autentica misericordia è, per così dire, la fonte più profonda della giustizia. Se quest’ultima è di per sé idonea ad «arbitrare» tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l’equa misura, l’amore invece, e soltanto l’amore (anche quell’amore benigno, che chiamiamo «misericordia»), è capace di restituire l’uomo a se stesso.
La misericordia autenticamente cristiana è pure, in certo senso, la più perfetta incarnazione dell’«eguaglianza» tra gli uomini, e quindi anche l’incarnazione più perfetta della giustizia, in quanto anche questa, nel suo ambito, mira allo stesso risultato. L’eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita però all’ambito dei beni oggettivi ed estrinseci, mentre l’amore e la misericordia fanno si che gli uomini s’incontrino tra loro in quel valore che è l’uomo stesso, con la dignità che gli è propria. In pari tempo, l’«eguaglianza» degli uomini mediante l’amore «paziente e benigno» non cancella le differenze: colui che dona diventa più generoso quando si sente contemporaneamente gratificato da colui che accoglie il suo dono; viceversa, colui che sa ricevere il dono con la consapevolezza che anch’egli, accogliendolo, fa del bene, serve da parte sua alla grande causa della dignità della persona, e ciò contribuisce a unire gli uomini fra di loro in modo più profondo (DM 14).
4.6. La misericordia e il perdono.
La missione della Chiesa nel proclamare e vivere la misericordia contribuisce a rendere più umano il mondo perché vi introduce la pratica del perdono. Il perdono non è la contraddizione della giustizia, perché la conversione e la riparazione del male sono la condizione del perdono:
È ovvio che una cosi generosa esigenza di perdonare non annulla le oggettive esigenze della giustizia. La giustizia propriamente intesa costituisce per cosi dire lo scopo del perdono. In nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono.
Cosi dunque, la fondamentale struttura della giustizia penetra sempre nel campo della misericordia. Questa però ha la forza di conferire alla giustizia un contenuto nuovo, che si esprime nel modo più semplice e pieno nel perdono. Esso infatti manifesta che, oltre al processo di «compensazione» e di «tregua», che è specifico della giustizia, è necessario l’amore, perché l’uomo si affermi come tale. L’adempimento delle condizioni della giustizia è indispensabile, soprattutto affinché l’amore possa rivelare il proprio volto. Nell’analizzare la parabola del figliol prodigo, abbiamo già richiamato l’attenzione sul fatto che colui che perdona e colui che viene perdonato si incontrano in un punto essenziale, che è la dignità ossia l’essenziale valore dell’uomo, che non può andar perduto e la cui affermazione o il cui ritrovamento è fonte della più grande gioia (DM 14).
In conclusione
Per individuare l’intenzione unificante e la motivazione determinante del tema misericordia (quindi dell’enciclica Dives in misericordia e insieme del magistero di Papa Francesco e del Giubileo straordinario della misericordia) si può proporre l’intenzione di annunciare il Vangelo al mondo contemporaneo con una categoria che sia insieme sintetica (Il nome di Dio è misericordia) e capace di attrattiva. L’implicazione di una sintesi del messaggio cristiano che si articoli intorno alla categoria di “misericordia” è la conversione della Chiesa e la chiamata alla conversione dei destinatari del messaggio evangelico.
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