Spunti dall’incontro con Francesco Ognibene

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Interessantissimo e molto partecipato il nostro incontro di lunedì 20 maggio 2019 con il caporedattore di Avvenire Francesco Ognibene. Abbiamo scelto un argomento sicuramente impegnativo e complesso come quello del “fine vita”, tematica che Ognibene ha seguito come giornalista negli ultimi anni e conosce a fondo.

Una panoramica esaustiva, dal caso Welby del 2006, passando per la vicenda di Eluana Englaro nel 2009 e per varie e controverse sentenze, fino all’approvazione nel 2017 della legge italiana sul testamento biologico. “Una pessima legge, scritta male, che hanno voluto approvare a tutti i costi prima della fine della legislatura” ha spiegato Ognibene. Ma la vicenda politica su questo tema è ancora in corso, perché la Corte Costituzionale, con una sentenza senza precedenti, ha chiesto al Parlamento di legiferare entro settembre 2019 sul tema dell’eutanasia, rilevando un vuoto normativo e fornendo anche un preciso indirizzo politico (di fatto favorevole al suicidio assistito, almeno in alcuni casi).

Noi ovviamente, su questi temi, non possiamo che ricordare le parole chiare ed eloquenti di S. Giovanni Paolo II, che peraltro ha vissuto con coraggio in prima persona una lenta e dolorosa malattia: “Si fa sempre più forte la tentazione dell’eutanasia, cioè di impadronirsi della morte, procurandola in anticipo e ponendo così fine ‘dolcemente’ alla vita propria o altrui. In realtà, ciò che potrebbe sembrare logico e umano, visto in profondità si presenta assurdo e disumano. Siamo qui di fronte a uno dei sintomi più allarmanti della ‘cultura di morte’, che avanza soprattutto nelle società del benessere, caratterizzate da una mentalità efficientistica che fa apparire troppo oneroso e insopportabile il numero crescente delle persone anziane e debilitate. Esse vengono molto spesso isolate dalla famiglia e dalla società, organizzate quasi esclusivamente sulla base di criteri di efficienza produttiva, secondo i quali una vita irrimediabilmente inabile non ha più alcun valore“.

Tutto questo ci dice che avremo ancora a che fare con questa deriva pericolosa, dunque è importante informarci ed essere attivi, nella vita politica e culturale del nostro paese.

Infine, il “caso” ha voluto che la nostra chiacchierata si svolgesse proprio nelle stesse ore in cui in Francia Vincent Lambert e i suoi genitori lottavano contro il governo e la “giustizia” francese, che avevano decretato la morte di Vincent perché gravemente malato.