Una mandria di bestie salvate

di Alessandro Frosio

Ci sono degli appuntamenti che non sono come gli altri, e ai quali non si può mancare. Sono quasi delle chiamate, più che dei semplici a-p-p-u-n-t-a-m-e-n-t-i. E quello di mercoledì 22 ottobre è uno di questi: alle ore 20.30, presso la Basilica di Sant’Ambrogio – Sant’Ambrogio, mica pizza e fichi – l’associazione Milano per Giovanni Paolo II, l’Arcidiocesi di Milano e altre associazioni invitano tutti i fedeli ambrosiani ad un momento di preghiera per la pace. Si tratta di un rosario e di una Santa Messa che verranno presiedute dall’Arcivescovo di Milano mons. Mario Enrico Delpini – mica un pretonzolo qualunque – nella settimana che precede il suo viaggio in Terra Santa.

Perché è importante partecipare?

Innanzitutto, perché – nel ventennale dalla sua morte – è un’occasione per pregare in memoria di San Giovanni Paolo II, un Papa che ha rappresentato un punto di svolta per la Chiesa e per il mondo: il suo apostolato, la sua forza e il suo coraggio, hanno toccato il cuore e la vita di milioni di persone e portato messaggi di pace e speranza che ancora oggi sono vivi nella nostra società.

E poi perché, insieme a Giovanni Paolo II, pregheremo per la pace nel mondo. Non è una manifestazione di piazza, non è una missione umanitaria – che pure sono fondamentali – ma è qualcosa di più: è un momento di offerta, offerta di noi stessi, di tutto noi stessi, per la pace. Sull’altare di Sant’Ambrogio, noi pregheremo affinché la Terra Santa, l’Ucraina, il Sudan, il Myanmar, Haiti e tutte le nazioni e i popoli in guerra possano tornare ad assaporare la libertà, la pace, la giustizia e la verità.

Non sarà un mero recitare delle vecchie formule a memoria, perché la preghiera è tutto fuorché questo. Essa, come dice don Mauro Longhi, “è in grado di sovvertire le leggi della natura”: è un offrire la nostra pochezza, la nostra miseria, davanti a Dio affinché lui ne faccia qualcosa di grande.

Ma… tutto qui?

Ovviamente no. Quella del 22 ottobre, è un’occasione per dare anche un aiuto materiale ai nostri fratelli e sorelle che soffrono: tramite l’Associazione Pro Terra Sancta, che partecipa all’appuntamento, le offerte che si raccoglieranno verranno devolute al Patriarcato latino di Gerusalemme per sostenere le parrocchie di Gaza e Betlemme, e contribuire – anche se in piccola parte – alla ricostruzione di ciò che, in questi anni di guerra, è stato distrutto.

Questa Santa Messa, infine, è importante per un altro fondamentale motivo.

Viviamo in un mondo lacerato dalle divisioni e dai conflitti. Un mondo dove nazioni sono contro altre nazioni, popoli contro altri popoli, fratelli e sorelle e figli contro altri fratelli e sorelle e figli. Un mondo che sta perdendo la fede in un destino buono, la speranza in un avvenire migliore, l’amore fraterno verso sé stessi e verso il prossimo.

Anche nella Chiesa Cattolica viviamo, ogni giorno, profonde divisioni, e a Milano in modo forse ancora più accentuato. Ci sono purtroppo divisioni tra gruppi, movimenti, carismi e associazioni: noi siamo migliori di voi, loro non sono come noi, quel movimento è ostile a quell’altro e quel carisma non è affascinante e coinvolgente quanto il nostro. Tendiamo a darci delle etichette e delle sigle per differenziarci tra noi, tra noi fratelli e sorelle che ci diciamo “cattolici” ma che, spesso, tanto cattolici – cioè, universali – non siamo.

Non esiste un carisma migliore dell’altro, non c’è un movimento o un’associazione più vicina a Dio di un’altra. L’oratorio non è “più cattolico” di CL, e CL non è meglio del Movimento dei Focolari che non è più vero dell’Opus Dei o dell’Azione Cattolica, la quale non è più autorevole di Regnum Christi o di Alleanza Cattolica. E la scuola di comunità? Non è una strada più valida della Comunità di Destino o del Cammino Neocatecumenale e dei ritiri della Gioventù Francescana: la vecchietta che sbiascica silenziosamente il suo rosario alle sei di mattina, in una piccola chiesa di provincia,  a volte ha da insegnare tanto quanto un libro di teologia.

E la Messa in rito antico non è più vera di quella nuova. Al tempo stesso, la preghiera in latino non è roba da tradizionalisti-bigotti-scismatici: ha lo stesso valore di quella in italiano. C’è una sola preghiera, una sola Messa: ed è il Sacrificio di Gesù Cristo sulla croce.

Don Giussani, San Josemarìa Escrivà, Chiara Lubich, Carmen Hérnandez, Giuseppe Lazzati, Giovanni Cantoni, San Francesco, San Domenico, Chiara Badano, Enzo Piccinini, San Giovanni Bosco: sono tutti fratelli, uniti nella fede nel Dio incarnato nella storia. Certo, le differenze esistono, ma “IN ILLO UNO UNUM”, “Nell’unico Cristo siamo uno”, come recita il motto del Santo Padre Leone XIV. Questo deve essere l’orizzonte illimitato della nostra vita.

Ed è per questo che la Santa Messa del 22 ottobre è importante, perché è un’occasione in cui tutti le realtà ecclesiali milanesi – tutte! – sono invitate a pregare insieme al proprio vescovo chiedendo al Signore di essere “IN ILLO UNO UNUM”, in Lui una cosa sola: perché è questa la strada della pace. Né più, né meno.

Alla Santa Messa, non a caso, aderiscono sacerdoti e persone provenienti dalle più diverse esperienze ecclesiali, mentre i canti saranno curati dal coro multiculturale Elikya: segno tangibile di un’unità possibile, e già presente.

Perché la Chiesa è questa, e ci stiamo proprio tutti: peccatori, penitenti e renitenti. Ma tutti abbracciati da un Padre che non solo esiste, ma esiste e ci ama – nonostante tutto – per quello che siamo. Venite in Sant’Ambrogio il 22 ottobre. È l’occasione per ricordarci che siamo tutti pecore di un unico gregge, come diceva il Signore Gesù: insomma, una mandria di bestie amate e salvate.